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29 settembre 2009

Il Ricordo di Paolo

Cortina 24-08-2009

Cari Dario, Marco, Fabrizio, Stefano, cari amici,
è difficile iniziare questa lettera in vostro ricordo, troppo è il dolore e lo sconforto per trovare le parole adatte, ma altresì troppo è per me il bisogno di esprimere l’affetto e l’amicizia che ho sempre avuto per tutti voi.
Ho perso quattro amici quattro componenti di una famiglia, si, il soccorso alpino è per me la mia seconda famiglia a iniziare dal 1982 quando sono entrato a farne parte come volontario e dal 1988 quando è nato l’elisoccorso Bellunese o meglio il SUEM di Pieve di Cadore diventando tecnico di elisoccorso.
Mai e poi mai avrei pensato di assistere ad una tragedia di tale portata.
Non riesco a capacitarmi di quello che è successo, conoscevo troppo bene il pilota Dario De Felip per credere in un errore di questo genere. Ero particolarmente legato a lui da una profonda stima e amicizia, quando montavo di turno a Pieve o a Treviso e sapevo che anche lui era di turno ero felice perché parlavamo molto, di tutto, della sua lunga gavetta per diventare pilota di elicottero, di lavori edili, di preparare la legna nel bosco, anche lui come mio padre si è costruito un argano a motore per trainare i tronchi nel bosco e ci si scambiava le esperienze sui vari metodi a volte come sempre ci si prendeva in giro entrambi, finendo sempre a ridere e a scherzare.
Ero li sabato ho vissuto attimo dopo attimo tutta la tragedia, sono salito immediatamente sull’elicottero “Pelikan” di Bressanone fatto arrivare per la ricerca, abbiamo individuato il relitto dall’alto, siamo atterrati nei pressi, già sul posto si trovavano alcuni dei miei colleghi arrivati in jeep e con la moto.
E’ stato orribile vedere “Falco” riverso a terra con il suo carico di morte, mi sono precipitato all’interno dell’abitacolo per vedere se c’era speranza per qualcuno di loro ma subito Fabio, il nostro medico, mi ha detto che purtroppo non c’era più speranza per nessuno. Sono rimasto all’interno dell’elicottero assieme a loro per scongiurare l’idea che non fossero morti, eravamo ancora una volta fianco a fianco pronti per partire per un’altra missione, i motori erano ancora caldi come caldi erano i loro corpi, ma chiamandoli loro non mi rispondevano, non sentivo più le loro voci in cuffia, in quel momento mi sono reso conto che tutto era finito, lo strazio e il dolore stavano avendo la meglio su di me quando Massimo e gli altri miei colleghi mi hanno letteralmente estratto dall’abitacolo. Pochi attimi mi sono bastati per tornare in me e ricordarmi che ero li per soccorrere e per fare il mio dovere. Siamo rientrati dentro l’eli c’era da estrarre fuori i loro corpi in fretta perché il tempo stava drasticamente peggiorando ed eravamo tutti nel torrente in una specie di trappola mortale qualora avesse iniziato nuovamente a piovere forte. C’erano rottami tutto intorno i soccorritori ora giungevano sempre più a dare una mano, i corpi erano tutti fuori ricomposti nei sacchi salma pronti per essere trasportati a valle per il loro ultimo volo. Noi siamo rimasti a vegliare il relitto fino a sera quando poi sono arrivati i carabinieri a darci il cambio.
Ho letto i giornali ieri e oggi, e vorrei precisare una cosa se mi è permesso:
siamo chiamati “Angeli delle Dolomiti” addirittura eroi, no cari amici, io, come penso tutti i miei colleghi non ci sentiamo ne angeli ne tanto meno eroi, siamo persone assolutamente normali, persone si dedite al lavoro e al sacrificio e con un forte spirito di abnegazione, consapevoli che quando veniamo chiamati per missioni di soccorso in montagna mettiamo in gioco la nostra stessa vita come poi purtroppo è successo sabato sul Cristallo,
ma da qui a essere Angeli o Eroi c’è ancora molta strada da fare.. Gli eroi non esistono a mio parere sulla terra, esistono solo nelle favole, e gli Angeli solo in cielo, ora sicuramente Dario, Marco, Fabrizio e Stefano lo saranno, e dall’alto del cielo ci veglieranno e ci proteggeranno ancora di più ogni qualvolta che saremmo chiamati a fare il nostro dovere di soccorritori di montagna.
Eroe è solo il Padreterno che ha creato l’universo e suo figlio Gesù che è morto in croce per il bene nostro, almeno cosi ci hanno insegnato e dato a credere. Anche noi crediamo in quello che facciamo, e oggi con gli occhi carichi di lacrime e di dolore saremmo tutti accanto a loro per l’ultimo addio, e per vedere “Falco” involarsi verso quel cielo che confina sempre sopra una montagna, anche da quella più bassa.

                                                                                                         Paolo Bellodis

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