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30 settembre 2009

Il racconto di Michela

Questo racconto di Michela è stato pubblicato sulla rivista del CNSAS. Rivista che ha ritenuto di dover tributare solo questo ricordo ad un SUO equipaggio. Io avrei fatto una scelta diversa vista la gravità dell'evento e lo spessore professionale dell'equipaggio perso. 
Meno male che almeno il bellissimo scritto di Michela ha trovato posto.
Grazie Michela.




“Ma se lassù non ci sono montagne, lui torna quaggiù”. Lo dice sorridendo un amico di Cassamatta dopo il funerale, quando le migliaia di persone venute a tributare l'ultimo saluto all'equipaggio di Falco se ne sono andate portando con sé un po' di dolore, e rimangono quanti  li hanno conosciuti, costretti a seguire uno dei quattro feretri diretti in luoghi diversi, mentre vorrebbero poterli accompagnare tutti e quattro fino alla fine. Scrivere qualcosa di loro dovrebbe essere facile per uno che lo fa di professione, invece sto facendo molta fatica, ma so anche che ognuno di noi sarebbe felice di poter dedicare loro un pensiero. Io lo farò a modo mio, come sono capace e perchè voglio ricordarli come erano: uomini pieni di vita, pronti a mettersi a disposizione degli altri in ogni momento. Senza elencare imprese, pareti, scalate, ore di volo, soccorsi effettuati, sicuramente dimenticherei qualcosa e non trasparirebbe il mio affetto. 
Sabato pomeriggio l'incidente. Venerdì mattina all'ospedale di Belluno per un'urgenza, aspettavo da decine di minuti di essere visitata, quando ho sentito l'inconfondibile rumore dell'elicottero. Ho pensato “Aspetta che vado a vedere chi c'è di turno”. Medico e tecnico di elisoccorso si erano già allontanati, c'erano Dario e Marco. Mi avvicino zoppicante, un abbraccio veloce a entrambi come sempre, Dario si preoccupa di sapere come sto, Marco inizia a prendermi in giro. Come sempre. Da cinque anni vivo a stretto contatto con il Soccorso alpino e con il Suem. Un contatto quotidiano che mi ha portata a conoscere l'intero 
reggimento, i bellunesi, il resto del Veneto, gli speleo. Un rapporto  costante per stilare l'infinito elenco di interventi, trasformato in qualcosa che rasenta il famigliare, inteso come 'di famiglia'. Fabrizio lo conobbi ancora prima di diventare addetto stampa del Sasv. A una 
dimostrazione alla casa di riposo, cui prendevano parte le scolaresche e di cui dovevo scrivere sul giornale. Da quel giorno in poi, ogni volta che ci vedevamo, mi chiedeva come mai non mi ero ancora levata un piccolo angioma rosso sul naso e io gli rispondevo sempre “Ma secondo te, vado in giro con una cicatrice in mezzo all'occhio, vuoi che mi preoccupi di un angioma?”. 
Ultimamente Dario e Marco li vedevo sempre in coppia, come a una grigliata a casa del comandante Fantato a inizio estate, dove Marco si lasciava prendere in giro da suo figlio. Se penso a Marco, sorrido. Non posso che associarlo all'ironia intelligente, alla battuta pronta. 
Il primo incontro con Cassamatta risale a una delle prime esercitazioni con l'elicottero. Mi stavo approcciando a ganci baricentrici e verricelli e quel giorno tra gli elitecnici ce n'era uno particolarmente capellone. Con lui, e con altri 4 pazzi scatenati, ho vissuto una delle più elettrizzanti esperienze della mia vita, un giretto in forra che per loro era una passeggiata, per me un'avventura pazzesca. Nei giorni della valanga sulla Pala Alta, quando si cercavano due ragazzi investiti, ha diretto le operazioni rese rischiose dal possibile distacco di altra neve. A marzo, con lui, Max, Capo Stazione di Belluno, e Mauro, tecnico eli anche lui di Belluno, 
sono salita anche io fino alla valanga, per vedere con i miei occhi cosa è in grado di fare la natura. 
Sabato pomeriggio l'incidente. 
Sabato mattina sono a casa, praticamente immobilizzata. Mi arrivano i messaggi di alcuni interventi abbastanza semplici. Attendo che le squadre e Falco concludano le manovre per chiamare il tecnico di centrale e farmi raccontare cosa è successo. Alle 14.29 il messaggio: 
FRANA A RIO GERE. Aspetto ancora un po' e faccio il numero breve. Claudio, tecnico di centrale quel giorno, mi fa il riassunto di tre soccorsi e mi dice che Falco è in ricognizione sopra la frana per verificare non ci siano coinvolti. In quel momento Dario parla alla radio e Claudio mi fa ascoltare la descrizione di cosa stava facendo in quel momento l'elicottero. Tutto nella norma. Metto giù, per lasciarli lavorare in pace. E' un giornale, dopo, a chiamare me. “Michela, avete l'elicottero fuori?”. “Sì è in perlustrazione a Rio Gere su una frana”. “Ma è caduto?”. “Cosa stai dicendo?”. Sono fuori di me, metto giù e chiamo Rufus. Sta piangendo. E' in macchina con il primario del Suem, stanno andando a Cortina. Cinque minuti di silenzio radio sono bastati a far intuire il peggio. “Come stanno?”. “Sono morti tutti”. E' il buio.
Si cerca di razionalizzare, si cerca di fermare l'ondata di terrore che sale, si cerca di evitare di dare un nome ai componenti dell'equipaggio dei quali ancora non si conosce l'identità. Poi 
subentra il bisogno di sapere e quando, uno a uno, i nomi vengono fatti, il dolore esplode. In un attimo come un messaggio telepatico ogni Stazione sa, ogni soccorritore scuote la testa, ogni amico sussurra “Non è possibile”. Ci vuole un istante perchè la Delegazione assuma il volto della famiglia e si chiuda a barriera a sorreggere i suoi uomini e i loro congiunti. 
In cinquemila hanno voluto partecipare alla cerimonia funebre martedì. La chiesa era gremita, fuori la gente riempiva la piazza e le strade d'ingresso. All'interno del Duomo, centinaia di soccorritori provenienti da tutto il Veneto, dal Friuli, dal Trentino Alto Adige, dalla Lombardia, il personale del Suem, rappresentanti di enti e associazioni. E tante persone comuni, arrivate 
in città dall'intero territorio provinciale, come da più parti dell'Italia, dall'Umbria, da Frosinone, per stringerli in un lungo abbraccio silenzioso. Persone che mi sento di ringraziare a nome della Delegazione.

Sabato 22 agosto 2009
Durante il volo di ricognizione sopra una frana in località Rio Gere, a Cortina d'Ampezzo, per 
verificare non vi fossero persone coinvolte, è precipitato l'elicottero del Suem di Pieve di Cadore. Nell'impatto hanno perso la vita Dario De Felip, pilota Inaer, Fabrizio Spaziani, medico del Suem, direttore della scuola sanitaria regionale del Cnsas, Stazione di Pieve di 
Cadore, Marco Zago, tecnico aeronautico Inaer  e tecnico del Soccorso alpino della Stazione di Belluno, Stefano Da Forno 'Cassamatta', tecnico di elisoccorso, direttore della scuola regionale tecnici del Cnsas, Stazione di Feltre. 

2 commenti:

  1. Ogni volta che lo leggo mi viene un nodo alla gola.
    Grazie Michela e grazie Alex!

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  2. Anonimo12:12 PM

    Brava Michi...

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