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16 settembre 2009

Il mio ricordo di quel giorno

Che avrai sentito Dario quando il rotore ha preso i cavi della linea elettrica? Marco e te? Avrai capito subito, ti sarai attaccato a quel tuo moschettone. Rumore, vibrazioni. Sarà stato un attimo, pochi secondi senza capire mentre fuori il mondo avrà iniziato a girare e poi il silenzio. Solo lo scorrere dell’acqua nel ruscello. Acqua fangosa sopra pezzi di lamiera. Una croce blu su di un pezzo di coda rotta. Quel che resta di una pala su di un prato ripido. Qualcuno che vi chiama per radio. Falco da papacharly. Falco da Sierra1. Falco, Falco, Falco…
Nessuna risposta. Solo lo scorrere dell’acqua adesso non più scrosciante. L’acqua che poco prima era torrente in piena, fiume che uccide. L’acqua che adesso scorre sui vetri della finestra, scroscio continuo, litania della montagna, preludio d’inverno.
Io ero sul divano di casa. Dormiveglia tra un acquazzone e l’altro. Roberta era a fare la doccia. Stavo per alzarmi o forse solo per riprendere la lettura del libro in uno strano sabato autunnale d’agosto.
Ha suonato il telefono, era Nico. Ho risposto cordiale, senza pensieri. Pieve è caduto mi ha detto. Come. L’elicottero, sono caduti. Come? Come stanno? Tutti morti. NOOOOOOOOO
Un NO lungo, da film, irreale, non urlato, strozzato, deciso e netto, smorzato ma scandito. Lo ricordo quel no come una cicatrice, si, un taglio lento e deciso, improvviso e forte. NOOoo.
Mi sono alzato dal divano, Roberta è uscita dal bagno, ho continuato a parlare. Forse a voler tornare indietro. E’ successo qualcosa, adesso spengo e non è successo nulla. Dove è successo. Sul Cristallo di fronte al Faloria. Come. Hanno preso i fili. Quali. Linea elettrica. Ma non c’è nulla da fare? Sicuro? Tutti morti? Si. Dario, Marco e poi? Fabrizio e Cassamatta. Non so che dire, attacco, cammino. Cucina, salotto, cucina, salotto poi dico oddio mi sento male. Roberta mi dice si sedermi, di bere qualcosa. Se mi siedo so che è successo, metto il sigillo su tutto, è successo, non mi siedo, continuo a camminare. Lo farò per giorni.
E’ così che è successo Marco. Dico Marco perché a te non doveva succedere. Era il penultimo giorno dell’ultimo turno che avresti fatto con noi. Dell’unico turno che gente ignorante che non sa cosa vuol dire l’amore per questo lavoro in questo posto con questa gente ti ha fatto fare questo anno. Ma questo lo penso dopo. So solo che sento già la tua mancanza e la colpevolezza intima per metterti al primo posto quando gli amici ammucchiati in quel relitto adagiato su di un fianco in quel ruscello sono anche gli atri tre. Non c’è proprio nulla da fare, nulla, penso e cammino, mi sforzo, forse prego. No, bestemmiare no che non serve come non serve pregare. Serve solo capire, accettare. Ma che c’è da capire. La dinamica? La logica? Il perché? Non c’è nulla da capire. C’è da sedersi finalmente e pensarvi tanto intensamente da far male.

1 commento:

  1. Quella giornata vista dalla Dottoressa Zilio. Grazie anche a lei.

    Anche se doveva essere una gioranta di pioggia a treviso era la solita giornata afosa, ed ero già arrivata alla seconda maglietta cambiata. Eravamo tornati ridendo dalla prima missione, dove il contadino ci aveva regalato pezzi interi di vigna ed avevamo l'eli pieno d'uva che poco dopo stavamo mangiando ridendo per l'avventura appena vissuta e guardando le foto fatte. Poi dopo pranzo, tutti erano appisolati nelle proprie stanze, chi nel bunker, chi nella serra.
    La telefonata l'ha ricevuta Sara, ha suonato il blu all'impazzata e si è messa ad uralre in corridoio facendo sobbalzare Nico dalla sedia del bunker dov'era appisolato poi è uscita urlando a chiamare gli altri che stavano arrivando verso l'ennesimo blu.
    Mi sogno spesso il viaggio che abbiamo fatto treviso - cristallo, mi sembra 13 primi o giù di là, non finiva mai, pieve che urlava per radio di fare attenzione ai cavi, per amor di dio fate attenzione ai cavi e ogni due minuti dove siete, dove siete dove siete e pellikan che non riusciva ad atterrare ed ha preso su Belodis e poi ha chiesto a pieve di non chiamarli più via radio e che avrebbero chiamato loro appena avevano notizie, allora di nuovo leone 1 leone 1 la tua posizione .
    E poi quando li abbiamo tirati fuori. Li hanno tirati fuori perchè il mio contributo è stato del tutto ininfluente. Purtroppo. Anche uno vivo, uno portato a treviso, sarebbe stato diverso.
    Io non posso negare che non li conoscevo come voi, e quindi il mio non può essere un dolore paragonabile, ma quello rimane un giorno che continuo a sognarare e che non dimenticherò.
    Un amico, che ha perso un'amico quel giorno mi ha detto che ha voluto guardarlo a lungo quando l'ha tirato fuori ma non è riuscito a riconoscerlo in quel corpo straziato e ancora, ogni volta che Falco viene a portarci qualche paziente continua ad aspettarlo.. voleva presentarmelo il giorno prima quando è venuto a treviso perchè ha detto che era una persona eccezzionale che meritava di essere conosciuta, ma Falco doveva scappare e mi è mancata l'occasione .. la prossima volta abbiamo detto. Una altro amico non ha detto niente, ma da quel giorno per tutte le missioni successive non ha più riso nè scherzato come faceva sempre.
    C'è chi ha chiamato dal Cristallo in centrale, per dire qualcosa, (circa una decina di volte in dieci minuti) ma ha prodotto solo bestemmie (contro il destino così insensibile?)
    In centrale non c'ero, ma quando siamo tornati alle dieci passate di sera dopo aver lasciato Leone al posto di Falco ci sono venuti in contro tutti i ragazzi in turno al pomeriggio, che non se la sono sentita di andare a casa.
    Io non so che dire. Quel giorno sono stata totalmente inutile.
    - Giovanna Zilio -

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